Tutta la
settimana è trascorsa nell’esame, dentro e fuori l’aula, della legge
elettorale, i cui contenuti sono stati interamente definiti nell’accordo
extraparlamentare tra Renzi e Berlusconi, sia nella prima versione, l’Italicum,
che nella seconda il semi-italicum, quel sistema cioè totalmente opposto
previsto per l’elezione della Camera e quella del Senato.
L’accordo
raggiunto serve a prolungare la legislatura e dunque la vita del Governo Renzi
e aggiunge ad una pessima legge elettorale, il paradosso costituzionale di un
sistema maggioritario per l’elezione della Camera e di un sistema proporzionale
(il Consultellum) per il Senato nel caso in cui per qualunque ragione si
arrivasse al voto prima della modifica costituzionale del bicameralismo, dunque
il contrario di quanto indicato dalla Corte.
Più volte
abbiamo motivato le ragioni del nostro giudizio fortemente negativo
sull’Italicum che riduce la democrazia:
- con il
muro delle soglie di sbarramento così alto da avere pari solo in Turchia (8 %)
- con il
paradosso di coalizioni che godono dei voti dei partiti più piccoli per
ottenere il premio di maggioranza senza che agli stessi venga riconosciuta
rappresentanza
- con una
soglia per avere diritto al premio di maggioranza, il 37 %, a nostro avviso
molto al disotto delle indicazioni della Corte
- con
liste bloccate che perpetuano la mancanza di scelta da parte degli elettori dei
propri rappresentanti
- con
meccanismi che determineranno certamente la riduzione della presenza delle
donne in Parlamento poiché con l’Italicum saranno i capilista e i primi delle
liste bloccate ad essere eletti e siccome la legge prevede che la sequenza
nelle liste sia 2 persone di un sesso e poi una persona di sesso diverso
l’effetto di riduzione è certo. E il paradosso è che ciò avverrà ad opera del
Parlamento con il tasso più alto di presenza femminile.
Nella
settimana i provvedimenti esaminati sono stati:
-
rapporto della Commissione Giustizia sullo stato delle carceri (dopo il
messaggio sull’argomento del Presidente Napolitano)
- legge
elettorale
- pdl
sulle dimissioni in bianco.
Per
consuetudine la Nota settimanale fa la sintesi dei lavori d’aula quando le
proposte sono conclusivamente votate. In questa occasione per la rilevanza
delle materie, riassumiamo le tappe della discussione delle proposte di legge
anche in questa prima fase.
Legge
elettorale
Nella
settimana non si è completato l’esame della legge elettorale la cui
approvazione è stata rinviata a lunedì prossimo, giorno nel quale arriveranno
al pettine i nodi principali dell’Italicum, accantonati per la discussione
finale.
Il nostro
gruppo ha in sostanza guidato l’opposizione alla legge (molto riottoso il
Movimento 5 stelle che dall’Italicum ci guadagna) e ha chiesto il voto segreto
su tutti gli emendamenti fin qui votati: dalla introduzione delle preferenze in
luogo delle liste bloccate, alla eliminazione delle liste civetta, alle soglie
di sbarramento, all’introduzione nella legge elettorale del conflitto di
interessi, alla contestazione dell’algoritmo che determina un effetto flipper
assolutamente casuale della elezione indipendentemente dal consenso ricevuto
dalla lista in un territorio piuttosto che in un altro. Addirittura le
simulazioni mostrano come si possa essere eletti in collegi in cui la lista
prende meno voti che in altri.
Ci siamo
trovati di fronte un Pd imbarazzato, muto, con l’eccezione di Rosi Bindi, e
incapace di distinguersi anche a voto segreto sugli argomenti più delicati
evidentemente introdotti per favorire o non disturbare il soggetto che ha la
golden share dell’accordo e cioè Berlusconi.
Gli
emendamenti sulla parità di genere (50/50 capilista e alternanza di genere
nella lista) arriveranno al voto lunedì. Alcuni di essi sono stati sottoscritti
da parlamentari di quasi tutti i gruppi politici (tranne Lega e M5s) ma si
scontrano con le “regole d’ingaggio” dell’accordo extraparlamentare che non
prevede vincoli all’arbitrio della definizione di capilista e ordine della
lista.
Sono
intervenuti nella discussione, che ha tempi contingentati ridotti (26 ore complessive),
Gennaro Migliore e sui singoli emendamenti quasi tutti i deputati del
gruppo. Relatore di minoranza è Nazareno Pilozzi.
Relazione
della II Commissione (Giustizia) sulle tematiche oggetto del Messaggio del
Presidente della Repubblica
Abbiamo
dato parere favorevole alla relazione della commissione giustizia che arriva a
distanza di mesi dal messaggio che il presidente della Repubblica ha inviato
alle camere il 7 ottobre 2013 sul tema delle carceri. Per l’ennesima volta
abbiamo ribadito la nostra posizione su questo tema: non siamo stati sanzionati
dalla Corte europea dei diritti umani con la famosa sentenza Torreggiani per
sbaglio, ma per precise responsabilità politiche. Dal 1999 la (finta) sicurezza
dei cittadini è diventata materia di campagna elettorale, da allora
innumerevoli sono state le modifiche al codice penale e le leggi liberticide:
Fini-Giovanardi, Bossi-Fini, ex Cirielli. La pronuncia di incostituzionalità da
parte della Corte costituzionale della Fini-Giovanardi è la dimostrazione di come
questa sia una legge obbrobriosa e insensata. I provvedimenti presi fino ad ora
non sono stati efficaci, per questo chiediamo ancora una volta una revisione
complessiva delle normative che creano il problema. In discussione generale è
intervenuto Arcangelo
Sannicandro. La dichiarazione di voto è stata fatta da Daniele Farina.
Legge
sulle dimissioni in bianco
E finalmente
arrivata in aula la nostra proposta di legge per impedire la pratica delle
dimissioni in bianco, quel ricatto praticato al momento dell’assunzione, quando
insieme al contratto si fa firmare una lettera di dimissioni senza data, così
da essere utilizzata quando quella ragazza è incinta, quel ragazzo è malato,
quella persona non è gradita.
La legge
188/2007 aveva risolto il problema preventivamente determinando che le
dimissioni volontarie potevano essere date solo su modulo a numerazione
progressiva, con scadenza 15 giorni (e questo tagliava alle radici la
possibilità del’abuso) scaricabile da Internet. Uno strumento semplice e privo
di costi. Il governo Berlusconi abrogò la legge a 3 mesi dalla sua entrata in
vigore. Un grande movimento di donne fuori e dentro il Parlamento impose il
tema di nuovo all’attenzione ma le nuove norme inserite nella legge Fornero
sono totalmente inefficaci e inutilmente burocratiche. Avevamo promesso che al
nostro ritorno in Parlamento avremmo provato a riconquistare la nostra legge.
Il 7 marzo, alla vigilia dunque dell’8 marzo, la legge va in aula. Non è ancora
conclusa e ad essa si oppone strenuamente il NCD , il Movimento 5 stelle si
muove tra voto contrario e astensione. Quindi c’è ancora un tratto di strada da
percorrere ma ci siamo.
L’esame
della legge continuerà nelle prossime settimane. In discussione generale e’
intervenuta Titti Di Salvo.
Question
Time
Il
question time questa settimana è stato fatto da Martina Nardi su “Iniziative per
riconoscere la fibromialgia come malattia progressiva e invalidante, al fine
dell’inserimento della medesima tra le patologie che consentono l’esenzione
dalla partecipazione alla spesa per le prestazioni sanitarie”
8 marzo
Il 7
marzo il gruppo Sel ha promosso una conferenza stampa per illustrare le
proposte di legge e le mozioni presentate su diritti, libertà e lavoro delle
donne.
Ci è
sembrato questo il gesto più coerente con la responsabilità di sedere in
Parlamento: dalla retorica dell’8 marzo ai fatti della nostra azione
parlamentare.
Nessun commento:
Posta un commento
prova prova prova