lunedì 2 maggio 2011

La Corte di Giustizia Europea boccia il reato di clandestinità voluto dalla Lega Nord


Nei giorni scorsi la Corte dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che boccia il reato di clandestinità voluto dalla Lega Nord ed introdotto dal governo del premier Silvio Berlusconi, nel pacchetto sicurezza del luglio 2009.
I giudici comunitari hanno, infatti, rilevato che la detenzione in carcere rischia di compromettere la politica di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini irregolari nel rispetto dei loro diritti fondamentali.
“La Corte considera che gli Stati membri non possono introdurre (...) una pena detentiva (...) solo perché un cittadino di un paese terzo, dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio nazionale e che il termine impartito con tale ordine è scaduto, permane in maniera irregolare in detto territorio”. La Corte, inoltre, sollecita gli Stati membri “ad adoperarsi per dare esecuzione alla decisione di rimpatrio, che continua a produrre i suoi effetti”.
La pena detentiva prevista dal nostro legislatore “rischia di compromettere la realizzazione dell'obiettivo perseguito dalla direttiva, ossia l'instaurazione di una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio dei cittadini di paesi terzi il cui soggiorno sia irregolare nel rispetto dei loro diritti fondamentali”.
Vale a dire che la tanto sbandierata politica del “fora di ball” della Lega Nord viene realizzata con strumenti (il reato di immigrazione clandestina e la detenzione in carcere) che, non solo operano in contrasto con le disposizioni comunitarie, ma addirittura rischiano di produrre l’effetto contrario rispetto a quanto desiderato.
La sentenza della Corte dell’Unione Europea è stata emessa in seguito alla richiesta della Corte d'Appello di Trento – davanti alla quale un cittadino algerino - entrato illegalmente in Italia e condannato a un anno di reclusione per non aver rispettato l'ordine di lasciare il Paese – aveva proposto appello avverso la sentenza di primo grado – finalizzata a verificare eventuali discrepanze tra la direttiva UE sul rimpatrio dei cittadini irregolari e la normativa italiana che prevede il reato di immigrazione clandestina.
La Corte ha sottolineato inoltre che la direttiva rimpatri non è stata trasposta nell'ordinamento giuridico italiano ed ha ricordato che, “in questi casi, i singoli sono legittimati ad invocare, contro lo Stato membro inadempiente, le disposizioni di una direttiva che appaiano, dal punto di vista sostanziale, incondizionate e sufficientemente precise”.
Sinistra Ecologia Libertà
Circolo di Uboldo

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