In occasione della Festa del 1° maggio, il Circolo di Sinistra Ecologia Libertà di Uboldo, propone una rifelssione pubblicando un contributo di Titti Di Salvo apparso oggi sul sito nazionale di SEL.
Buon 1° maggio a tutti!
Sinistra Ecologia Libertà
Circolo di Uboldo
A Torino ogni Primo Maggio, dal mattino presto e a qualsiasi tempo, Piazza Vittorio si riempie di gente, di genitori con i figli, di striscioni, di persone che orgogliosamente mostrano sul bavero un fiore, una coccarda, un nastrino.C’è Torino in piazza Vittorio a quell’ora: una parte sfilerà ordinatamente fino in Piazza San Carlo, al suono della banda con davanti i gonfaloni dei Comuni, il sindacato e poi i partiti, le associazioni, gli studenti.
Un’altra parte si fermerà ai lati delle strade ad applaudire chi sfila, a leggere tutti gli striscioni, a salutare le persone che riconosce e che magari non vede da tempo ma che sa avrebbe ritrovato lì al corteo.
Poi, arrivati presto in Piazza S.Carlo, molti torneranno indietro a rifare lo stesso tragitto: se la prima volta hanno sfilato dietro lo striscione del Sindacato, la seconda sfileranno dietro quello del proprio partito o di un’associazione, o con le Donne in nero.
A Torino si dice che se per qualche motivo sventurato non ci fosse il corteo, i torinesi da soli il Primo maggio andrebbero al mattino presto in Piazza Vittorio e poi lentamente verso Piazza S. Carlo salutando e sorridendo.
Sarà per questo che ad una torinese come me, la polemica sull’apertura dei negozi il Primo Maggio, mette addosso prima di tutto tanta tristezza.
In questi giorni la polemica si è alzata di tono: si è provato a buttare la croce sulla Cgil,trovando nella posizione di contrarietà all’apertura dei negozi la conferma della sua scarsa modernità,tranne poi scoprire che anche il segretario della Cisl di Bologna (e non solo lui) aveva la stessa posizione,quello stesso che aveva polemizzato duramente con la Cgil nei giorni precedenti sulle modalità di svolgimento della giornata.
Poi la discussione si è ampliata fino ad arrivare al rapporto tra aperture dei negozi nei giorni festivi e andamento del Pil, per finire alla miopia della sinistra e del sindacato che non coglierebbe il cambiamento nella modernità dei bisogni delle persone,il nuovo equilibrio tra la sfera del lavoro e quella del consumo.
Ho anche letto un’interessante testo di Irene Tinagli su un quotidiano sul senso della vita delle città e sul ruolo dei negozi come “occhi aperti” (mia definizione) sulla città, antidoto contro il degrado e l’abbandono dei quartieri. Ma tutto ciò che c’entra?
Non ho letto nulla al contrario sul senso del Primo Maggio: né sulle ragioni storiche di quella ricorrenza, né su come sia attuale la rivendicazione della dignità e della libertà del lavoro, nel tempo in cui lavoro e diritti vengono contrapposti.
Non ho letto nulla che ricordasse il senso nazionale, europeo, mondiale di una ricorrenza che è tale in quasi tutto il mondo: una delle poche che abbraccia tutto il villaggio globale.
Non ho neanche letto nulla – a proposito di negozi e di commesse, di bisogni moderni e nuove civiltà – su quel recente contratto del commercio che aggiunge ai salari bassissimi e agli orari di lavoro frammentati al punto da impedire una vita normale, il peggioramento del trattamento in caso di malattia e il mancato versamento da parte delle imprese del settore all’Inps del contributo di malattia.
Ciò che colpisce, più ancora che la scelta dell’apertura dei negozi sono le motivazioni dette a sostegno di quella scelta, i silenzi e le rimozioni.
La polemica italiana fa emergere come prima vittima il senso nazionale e globale di quella data, cancellata dalla rincorsa a chi la spara più grossa sull’argomento: è l’ennesimo segno di come sia profonda la mortificazione del lavoro e del suo valore nell’Italia di oggi, è un segno dei tempi.
C’è chi ha detto che si passa dalla Festa del Lavoro alla festa dello shopping. Però a me non viene da ridere.
Viva il Primo maggio.
Titti Di Salvo
Articolo ed immagine tratte dal sito nazionale di Sinistra Ecologia Libertà
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