In due mesi, quattro diverse manovre. Per ora. Davvero bella prova per il governo in un momento di grave crisi finanziaria, con un numero sempre maggiore di cittadini che non arrivano a fine mese: da quella di giugno in cui Tremonti ci diceva che l’Italia era a posto coi conti, al decreto d’agosto lacrime e sangue, agli “aggiustamenti” di questi giorni per eliminare la tassa di solidarietà (che pure era stata elaborata senza tener conto dei carichi familiari o del cumulo dei redditi).
Al suo posto si colpiscono i dipendenti pubblici (col blocco dei salari e del tfr) e i pensionati. Arriva la stangata fiscale sulle cooperative e a Comuni e Regioni, a cui si tagliano trasferimenti per diversi miliardi di euro, con tutto ciò che inevitabilmente ne conseguirà sul mantenimento dei servizi essenziali per i cittadini e le cittadine.
E si affida a un disegno costituzionale il dimezzamento del numero dei parlamentari e la soppressione delle province: ovvero si dice ma non si fa.
L’importante, d’altronde, non sono i bisogni dei cittadini colpiti dalla crisi, non è individuare forme che favoriscano la ripresa, ma spacciare mediaticamente tagli alla politica, senza alcuna intenzione di realizzarli.
Mentre, peraltro, i conti proprio non tornano e la confusione regna sovrana.
Quel che resta certo, fra tanti balletti, è chi dovrà pagare i costi di una crisi creata da altri: i lavoratori, i pensionati, gli studenti, i disabili e i malati. Ancora.
Come allora non comprendere le ragioni dello sciopero generale indetto dalla CGIL e dai sindacati di base? Semmai, c’è da chiedersi per quali ragioni altri sindacati non lo indicono. Né davvero si comprendono le motivazioni addotte da alcuni esponenti del PD affinché si rinvii lo sciopero a discussione parlamentare conclusa, cioè a giochi fatti e finiti. A che servirebbe a quel punto, se non a prendere atto di una profonda ingiustizia che tanti cittadini già oggi in difficoltà dovrebbero concretamente patire?
Partecipando allo sciopero generale del 6 settembre ed alla manifestazione che ci sarà, siamo convinti che il tempo per cambiare la manovra sia ora. Che si debba recuperare l’idea e la volontà di cambiamento. Che non sia possibile considerare la mobilitazione sociale e sindacale un ostacolo. Al contrario che essa sia non solo necessaria ma indispensabile. Senza rassegnazione, proprio come dice la CGIL.
Sinistra Ecologia Libertà
Provincia di Varese
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