La procura di Milano ha indagato per falso ideologico e falso in atto pubblico una decina di consiglieri comunali e provinciali del Pdl nell'ambito dell'inchiesta avviata sulle presunte firme false raccolte, in occasione delle scorse elezioni regionali, per il listino di Formigoni. A tutti i consiglieri è stato notificato un invito a comparire per i prossimi giorni. Secondo gli inquirenti sarebbero tra le 700 ed 800 le firme false appostate nel listino rispetto alle quali presunti firmatari, pentiti nei mesi scorsi, hanno negato di avere sottoscritto il documento. Per questo i magistrati parlano di "prove granitiche" raccolte nell'ambito dell'indagine.
Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni "ha mentito sapendo di mentire", dichiara Marco Cappato, capolista della Lista Bonino-Pannella a Milano. "Per questo - aggiunge -, per la parola tradita prima ancora che per il tipo di coinvolgimento, attivo o omissivo, nell'associazione a delinquere della truffa realizzata, il presidente Formigoni si deve ora dimettere". Secondo Cappato "si tratta di una truffa elettorale realizzata attraverso un'attività di falsificazione massiccia che non può che configurare il reato di associazione per delinquere contro i diritti civili e politici dei cittadini: un'associazione per delinquere che è stata coordinata da un responsabile che spettera' alla magistratura individuare, senza limitarsi agli esecutori materiali".
Replica il capogruppo del Pdl nel Consiglio della Regione Lombardia Paolo Valentini. "Marco Cappato è in preda a una vera e propria ossessione, gli consigliamo di prendere un Valium. Invece di continuare a ripetere come un disco rotto le sue elucubrazioni, rispetti l'azione della magistratura e i suoi tempi e mediti sulle quattro sconfitte che ha già subito davanti al Tar e al Consiglio di Stato. Fortunatamente, non è Cappato che amministra la Giustizia in Italia".
E mentre il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, esprime "solidarietà e vicinanza" ai consiglieri Pdl raggiunti da avviso di garanzia, per Dario Franceschini (Pd) "è del tutto evidente che ora spetta al parlamento modificare le regole, introdotte negli ultimi anni per identificazione delle firme, che hanno moltiplicato i soggetti abilitati ad autenticarle con tutti i rischi e le conseguenze che solo in piccola parte hanno assunto rilevanza penale, come visto nel tempo''
Dunque l'esponente democratico annuncia: ''Per questo proporremo a tutti i gruppi parlamentari di maggioranza e opposizione di approvare subito una semplicissima norma che ripristini la situazione precedente prevedendo che l'autenticazione delle firme sulle liste elettorali possa essere fatta soltanto da notai, cancellieri e segretari comunali e non piu' da migliaia di amministratori locali''.
Tratto da Adnkronos/Ign - 14 aprile 2011
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